Maneki Neko

Picture of nihonshinwa

nihonshinwa

Maneki Neko (招き猫) è una scultura giapponese spesso fatta di porcellana e/o ceramica che si ritiene porti fortuna al proprietario raffigurante un 「bobtail giapponese」 (una razza felina molto nota nel Sol Levante).

L’origine del Maneki Neko risale verso alla fine del Edo-jidai (1603-1868) mentre in un documento risalente al Meiji-jidai fu riportato sopra un articolo di giornale nel 1876 dove venivano menzionati dei Maneki Neko vestiti con dei kimono distribuiti presso un tempio di Ōsaka-shi, invece una sua prima pubblicità risale al 1902.

Il Maneki Neko che letteralmente significa: 「gatto che chiama」 risale ad un antico racconto dove un illustre personaggio passò vicino ad un gatto che sembrava salutarlo, interpretando il movimento del gatto come un segno il nobiluomo si fermò e andò verso di lui. Così facendo si allontanò dalla strada accorgendosi di aver evitato una trappola che era stata tesa per lui proprio poco più avanti, da allora i gatti furono considerati spiriti saggi e portatori di fortuna. Per gli statunitensi e gli europei può sembrare che il Maneki Neko stia salutando piuttosto che richiamando (chiamando verso di sé) ciò è dovuto alla differenza nei gesti usati dagli occidentali e dai giapponesi, infatti per i nipponici per chiamare qualcuno da lontano si usa fare un cenno tenendo la mano alzata con il palmo verso l’esterno e piegando le dita verso il basso e poi riportandole in alto ripetutamente (da questo deriva la posa del gatto). Così alcuni Maneki Neko fatti appositamente per i mercati occidentali hanno la zampa rivolta all’indietro quindi una posa che riproduce un cenno di richiamo più familiare agli occidentali, inoltre si possono trovare Maneki Neko con la zampa alzata sia destra, che con la sinistra (ma anche entrambe). Il significato della zampa destra o sinistra cambia col tempo e col luogo, la credenza più comune è che la zampa sinistra attiri i clienti nei locali commerciali, mentre la destra salute e fortuna anche se alcuni dicono il contrario. Un opinione comune è che più in alto sia la zampa, maggiore sia la fortuna che porta (quindi la zampa ha avuto la tendenza a essere negli anni sempre più alta) all’inizio i colori erano soltanto decorativi mentre adesso le tinture sono associati con proprietà differenti:

  • Tricolore (il colore di base è bianco, con macchie nere e arancioni, come è appunto il bobtail giapponese) questa è considerata particolarmente fortunata ed è quella più popolare per i Maneki Neko.
  • Bianco: I gatti bianchi indicano purezza e sono il secondo tipo per diffusione.
  • Nero: Si dice che i neri portino buona salute e tengano lontano gli influssi negativi, sono molto apprezzati dalle donne perché dovrebbero essere particolarmente efficaci nel tenere lontano i molestatori.
  • Rosso: Anche il rosso è un colore protettivo e si ritiene che tenga lontani gli spiriti maligni e la malattia.
  • Oro: associato con la ricchezza e il benessere economico.
  • Rosa: Benché non sia un colore della tradizione, attualmente è un colore popolare ed è associato all’amore.
  • Verde: Si dice che porti riconoscimenti accademici e protegga dagli incidenti stradali.

I Maneki Neko possono avere anche degli accessori attorno al collo come un fazzoletto e/o una sciarpa ma il più comune è il collare, un campanello e un bavaglino decorativa (essi sono probabilmente riconducibile a quelli che erano gli accessori ornamentali per gatti in voga tra le famiglie benestanti durante Edo-jidai). Ci sono inoltre alcuni raffigurati mentre trattengono una moneta con la zampa (di solito si tratta della moneta d’oro chiamata koban, valuta usata in Giappone durante Edo-jidai così come con un ryō ma questa è meno frequente) la moneta ovviamente è legata al ruolo del gatto nell’attrarre la buona fortuna e le ricchezze, quindi spesso sono usati anche come salvadanai (salvadanai appunto a forma di Maneki Neko) un’usanza che risale al 1890.

Alcune leggende raccontano della sue origini, tra queste una dove si narra di una 「oiran」 (una cortigiana che lavorava nei quartieri del piacere) di nome Usugumo che viveva a Yoshiwara assieme al suo gatto. Una notte il micio iniziò a tirare forte il kimono della cortigiana nonostante la donna lo accarezzava, il proprietario del locanda che vide la scena pensando che il gatto fosse stregato decise di decapitarlo. La testa volò fino al soffitto dove uccise un serpente (in una variante si parla di un ragno) che avrebbe potuto colpire da un momento all’altro, Usugumo rimasta atterrita dalla morte del suo amico a quattro zampe fu rallegrata da uno dei suoi clienti che costruì per lei una statuetta che raffigurava il gatto. Invece un altro si racconta di un’anziana donna che viveva presso Imado, ella molto povera fu costretta a vendere il suo amato gatto visto che non poteva più prendersi cura di lui.

La notte seguente il gatto le apparve in sogno e le indicò di fare con l’argilla un’immagine che lo ritraeva, la donna lo fece e subito dopo riuscì a vedere la statuetta, poco tempo l’anziana continuò con la realizzazione di altre sculture visto la grande richiesta e fu così che la donna divenne ricca e benestante. Mentre uno dei racconti più noti narra di un daimyō che durante un temporale si riparò sotto un albero vicino a Gōtokuji-eki (tempio nei pressi dell’attuale Tōkyō) e quando vide il gatto del monaco che lo stava chiamando andò verso di lui, un attimo dopo l’albero fu colpito da un fulmine e fu così che scampato al tuono il daimyō fece amicizia col povero monaco e ciò portò prosperità al tempio, fino a quando il gatto morì e in suo onore fu costruito un Maneki Neko. Da questo racconto sono nati i Tera-no-neko (templi dedicati al Maneki Neko che si trovano in diverse città giapponesi) questo ultimo racconto, spiega anche suo modo l’origine del gesto raffigurato dalla scultura.

Ma il segno è riconducibile anche al gesto di un gatto che si lava la faccia, tanto è vero che i proprietari di ristoranti fanno risalire la figura del Maneki Neko ad un antico proverbio cinese che recita che la pioggia porta ospiti, in quanto essi sono per strada e possono trovare così rifugio nei locali.